Ugo

Alle volte ci lamentiamo della mancanza di personalità.

Per personalità non intendo l’insieme di atteggiamenti che fanno di un uomo, donna (o qualsiasi altro sesso) quello che è.

No.

Intendo propriamente quelle figure in grado di sostenere un principio, un concetto, una critica, un movimento sulle proprie spalle. Capace di proiettare, attraverso il proprio linguaggio (qualunque esso sia: orale, figurativo o letterario) le sensazioni di altri e renderle percepibili e fruibili da altri ancora.

Bene, forse mi sono spiegato.

Quindi, dicevo, alle volte ci lamentiamo della loro assenza.

Anzi.

Ci lamentiamo della loro scomparsa all’interno del contingente panorama sociale nel quale siamo immersi.

Abbiamo una fascistica tendenza alle rimembranze passate, al quando c’era lui.

Ci affidiamo a figure ormai defunte di un epoca andata, dove le personalità erano in grado di guidare e rappresentare principi a noi cari, che oggi nessuno (se non noi stessi) risulta capace di esplicare come e quanto i grandi esponenti del passato.

Ma cosa rende queste figure così illuminanti.

Qual è la proprietà che gli ha permesso di entrare a far parte della ristrettissima cerchia di baluardi di un’idea.

Cosa rende un uomo una Personalità?

Mmmmh…

Ci si affida, spesso, agli episodi:

“Quello lì ha messo da parte tutto per perseguire il suo sogno.”

“Quell’altro ha preferito il carcere al compromesso.”

“Quell’altra ancora era un un esempio per tutte!”

“E poi che te lo dico a fare, a quei tempi la scelta era più difficile e questo fa di loro degli assoluti precursori…”

Si, tutto vero. Ma può un singolo gesto riassumere un’intera esistenza, al punto da far consolidare e tramandare l’immagine di un uomo legandola esclusivamente a ciò che, in quell’istante, egli scelse di fare.

Ovvio, anche un solo rifiuto, una singola intransigenza, possono essere sufficienti a scatenare la scintilla di una rivolta. Ma non possiamo affidarci al mitologico profilo che il ricordo e il racconto definiscono di un essere umano, poiché egli sarà sempre portatore di contraddizioni, pensieri distorti e incongruenze che ne caratterizzano la sua personalità, incompatibile con la personalità che poi noi vogliamo idealizzare.

Ciò che viene prodotto dall’uomo, che sia uno scritto, una canzone, una poesia o un gesto, è autonomo dall’uomo che lo ha prodotto. Non ci deve importare se chi racconta degli ultimi è milionario grazie alle sue storie, poiché la sua opera ha superato la frivola concezione di proprietà, emancipandosi dal suo creatore.

E’ il frutto delle scelte, non l’esecutore, ad essere importante.

Non abbiamo bisogno di uomini guida capaci di immedesimare le nostre passioni.

Abbiamo bisogno che le nostre passioni emergano ergendosi come esempio per mettere all’angolo la nostra stessa, contraddittoria, personalità.

Dedicato al ragionier Fantozzi

Lavanda